Doveva essere un fenomeno, invece era Fabio Junior

    Doveva essere un fenomeno, invece era Fabio Junior

    Siamo verso la fine degli anni ’90, per la precisione è appena incominciato l’anno 1999, e per il calcio italiano è uno dei periodi più floridi dal punto di vista sportivo.

    I più grandi calciatori del mondo hanno come ambizione massima quella di misurarsi con la serie A ed i proprietari delle squadre più importanti non si fanno il benché minimo problema a spendere, con conseguenze positive nel breve termine, leggasi ambizioni e traguardi sportivi mai così alti, un po’ meno analizzando i fatti circa 20 anni dopo, alla luce delle vicende e dei problemi emersi che tutti ben conosciamo.

    Tra le squadre che cullano sogni di gloria c’è anche la Roma, che nella stagione ’98-’99 è allenata dal tecnico boemo Zdenek Zeman.  In quella stagione la punta centrale, nel dogmatico 4-3-3 prodotto dal tecnico, è Marco Delvecchio, affiancato da Francesco Totti, libero di svariare su tutto il fronte d’attacco e Paulo Sergio.

    Un reparto offensivo di tutto rispetto, considerando che Delvecchio sta segnando con ottima continuità, a cui manca però un po’ di profondità. Per lo sforzo richiesto in fase offensiva da Zeman servono energie fresche, giocatori in grado di andare sempre al massimo per tutti i 90 minuti, altrimenti l’imbarcata è sempre dietro l’angolo.

    Arrivati al giro di boa di metà stagione, nel mercato di Gennaio, è chiaro che bisogna fare qualcosa e quel qualcosa, quando il tuo allenatore è il Boemo, significa comprare un attaccante, che tanto per la difesa c’è sempre tempo. Il primo nome che viene fatto a Sensi è quello di Andriy Shevchenko, mica uno qualunque. L’Ucraino è ancora in patria ma l’attenzione nei suoi confronti è già altissima, con la conseguenza che la trattativa per il suo acquisto è quanto mai ostica. Nell’estate di quell’anno, come noto, lo Zar si accaserà infatti al Milan, dimostrando che Zeman potrà avere tanti difetti ma quando si tratta di valutare il valore di un attaccante ha ben poco da imparare. La storia di Sheva la conosciamo bene tutti ma non è lui il protagonista di questa storia.

    Torniamo alla Roma, a Sensi e all’attaccante per rafforzare il reparto. L’ex presidente giallorosso va a pescare in Brasile, nel Cruzeiro, squadra che aveva già dato i natali, calcisticamente parlando, ad un certo Luis Nazario de Lima in arte Ronaldo. Il nuovo attaccante della Roma si chiama Fabio Junior, ha un anno in meno del Fenomeno e proprio a lui viene paragonato, quasi naturalmente.

    Servono 32 milioni di lire per strappare “l’Uragano”, così viene soprannominato in patria, dalla sua casa, soldi che Sensi mette sul piatto per assecondare le richieste del proprio tecnico. Sì perché Fabio Junior in Brasile sta segnando con una discreta facilità e la concorrenza, seppur non agguerrita come quella nei confronti di Shevchenko, è sempre in agguato.

    Arrivato a Trigoria, Fabio Junior si presenta in grande stile.

    Le mie caratteristiche? Gioco con i due piedi, forse un po’ più di destro, vorrà dire che farò molti esercizi con il sinistro. Me la cavo di testa. Non saprei a chi paragonarmi, guardatemi, poi giudicate voi.

    L’attesa per il suo esordio è molto alta, quasi spasmodica, fomentata da una mitologica videocassetta distribuita in allegato ad un noto quotidiano, in cui dovevano essere immortalate le sue migliori gesta.

    Qualcuno, grazie al cielo, ha ben pensato di rendere partecipi tutti di questo reperto imprescindibile portandolo su un formato più consono ai tempi che corrono. Se non lo avete ancora visto, in tal caso sarebbe una pecca non da poco, vi assicuriamo che merita tutti i 17 minuti abbondanti di durata.

    Ad un certo punto, al minuto 4 circa, si sentono anche queste parole, riferite al già citato paragone con il Fenomeno brasiliano: “Secondo la stampa brasiliana, però, Fabio Junior è più forte di testa rispetto a Ronaldo, è più mobile e partecipa di più al gioco di squadra”.

    Le immagini, di dubbia qualità, scorrono veloci tra dribbling a centrocampo e retropassaggi normalissimi, inframezzate qua e là da qualche gol, ripreso da ogni angolazione, a spezzare la monotonia.

    L’esordio in maglia giallorossa avviene il 7 Febbraio 1999 contro il Venezia, fuori casa, in una partita che la Roma perde per 3-1 senza che Fabio Junior lasci alcuna traccia. Ben diversa, invece, la prima all’Olimpico contro la Sampdoria allenata da Luciano Spalletti. Fabio Junior sblocca il risultato dopo 10 minuti con un gol di pregevolissima fattura, roba che quasi i tifosi iniziano a farsi strane idee su quel paragone con Ronaldo. Gol all’esordio in casa il più è fatto, no? Manco per sogno.

    Zeman lo usa pochissimo, non convinto delle qualità, o presunte tali, dell’attaccante che doveva spazzare via tutto e tutti, almeno stando al soprannome.

    Fabio Junior fino al termine della stagione segnerà altre due reti soltanto, peraltro inutili, contro Udinese e Vicenza. Laconico il commento del Boemo quando gli viene chiesto il motivo dello scarso utilizzo del calciatore, arrivato con ottime referenze e pagato un occhio della testa: “Non sa fare quasi niente e non ha la minima voglia di imparare”.

    A poco serve l’avvicendamento in panchina tra Zeman e Capello nella stagione successiva, almeno per quel che riguarda le gesta dell’Uragano. Anche il tecnico friulano, infatti, non lo vede di buon occhio e gli concede solo scampoli di partita, nei quali l’attaccante non fa nulla per far ricredere i suoi detrattori. Al contrario Fabio Junior è lento, svogliato, goffo nelle movenze quasi come fosse lì per caso. Come probabilmente in effetti è. Segnerà altre 2 reti, una in Coppa Uefa e una contro la Reggina, prima di tornare a casa, al Cruzeiro.

    Dal 2002, anno in cui scade ufficialmente il suo triennale con la Roma, inizia un lento e inesorabile peregrinare in giro per il mondo, tra Brasile, Giappone, Europa, ed Emirati Arabi. La sua ultima esperienza documentata e documentabile risale al 2016, quando all’alba dei 39 anni, risulta tesserato nel Villa Nova Atletico Clube, società di serie D brasiliana.

    Il ricordo di Fabio Junior è ormai sbiadito nel tempo, come quello di un Uragano che si preannunciava tremendo e passato invece senza lasciare alcuna traccia tangibile se non nel cuore di chi, da appassionato di pallone come noi e voi, si innamora di queste storie tristi e malate.