Gaizka Mendieta

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    Forse i più giovani non lo sanno, o forse qualcuno glielo avrà raccontato, ma c’è stato un periodo, a cavallo tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del nuovo millennio, in cui il Valencia era un vero e proprio squadrone capace di raggiungere per due anni consecutivi la finale di Champions League.

    Era la squadra allenata da Hector Cuper, l’hombre vertical che qualche tempo dopo vedremo anche sulla panchina dell’Inter, con giocatori del calibro di Claudio Lopez, Santiago Cañizares, Francisco Javier Farinos, Jocelyn Angloma, Mauricio Pellegrino, Miguel Angel Angulo e tanti altri ottimi giocatori.

    Quelli che hanno avuto la fortuna ed il piacere di ammirare quella squadra avranno notato invece che ci siamo dimenticati di citare un giocatore, probabilmente l’anima di quel Valencia, insieme al tecnico argentino. Stiamo parlando di Gaizka Mendieta, centrocampista basco e protagonista di questo nostro speciale.

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    Mendieta ha esordito nel Valencia nel 1992 ma è solo con Claudio Ranieri prima e con Hector Cuper successivamente che il suo nome inizia ad imporsi tra quelli da seguire con maggiore attenzione. In particolare sotto la guida del tecnico argentino il centrocampista nato a Bilbao esplode definitivamente collezionando stagioni da incorniciare.

    Nelle due annate sopracitate, dove il Valencia raggiunge la finale di Champions League, Mendieta realizza rispettivamente 18 e 14 reti tra Liga e Coppa, trascinando la squadra ad un passo dalla gloria eterna. È un centrocampista in grado di fare un po’ tutto, ottimo in fase di interdizione così come nell’impostazione della manovra ma ciò che maggiormente stupisce è la facilità e la costanza con cui trova la via del gol.

    Nella stagione 2000-2001 viene addirittura votato miglior giocatore della Champions, nonostante la sconfitta in finale, amarissima, ai calci di rigore.

    Non è difficile immaginare che un giocatore del genere, in sede di mercato, possa fare gola a tantissime squadre e in quegli anni le italiane la facevano ancora da padrone.

    Ad aggiudicarselo fu la Lazio di Cragnotti che mise sul piatto della società spagnola poco meno di 90 miliardi di lire e nelle tasche del giocatore un quinquennale da otto miliardi l’anno, rendendolo il secondo giocatore più caro della storia biancoceleste dopo Hernan Crespo.

    Come se non bastasse il Valencia fa inserire una clausola speciale nel contratto del giocatore, secondo la quale non può essere ceduto al Real Madrid, all’epoca la squadra rivale da ostacolare in qualunque modo possibile, anche con questi stratagemmi.

    Inevitabile che le aspettative sul giocatore fossero altissime, sia per la cifra sborsata, sia per quanto fatto vedere nei suoi anni spagnoli. Per aggiungere ulteriore pressione sulle spalle del calciatore considerate anche il fatto che i tifosi laziali avevano appena salutato a malincuore un vero e proprio idolo, Pavel Nedved, partito in direzione Torino. La voglia di trovare subito un altro pupillo in grado di trascinare il centrocampo e prendere per mano la squadra era ai massimi livelli.

    Arrivato a Roma Mendieta trova una situazione tecnica non proprio semplicissima: l’allenatore nelle prime cinque giornate di campionato è Dino Zoff, che verrà però avvicendato a fine settembre da Alberto Zaccheroni, in seguito al pessimo avvio di campionato. Zoff, tra gli altri problemi, non è riuscito a trovare una collocazione tattica adeguata per Mendieta ma le cose non vanno meglio nemmeno quando in panchina subentra Zac.

    Il centrocampista in grado di fare un po’ tutto a Valencia a Roma sembra trasformato in una controfigura sbiadita: goffo, lento, persino un po’ impacciato e incapace di centrare la rete anche solo per errore. In breve tempo Mendieta diventa il bidone pagato 90 miliardi di lire, etichetta che non riuscirà mai a scrollarsi di dosso nella sua esperienza capitolina.

    Tra Serie A e Coppe il centrocampista basco raccoglie 27 presenze in maglia biancoceleste senza mai lasciare il segno, se non in negativo.

    Inevitabile che a fine anno le strade si separino. È il 2002 quando Gaizka Mendieta passa in prestito prima al Barcellona, in quegli anni non certamente al top né in Spagna né in Europa, per poi finire l’anno successivo al Middlesbrough.

    In Inghilterra Mendieta chiuderà anche la propria carriera, dopo cinque stagioni tutte con la maglia del ‘Boro, senza peraltro riuscire a tornare sui livelli che gli avevano permesso di conquistare anche la maglia della Nazionale, indossata con continuità tra il 1999 e il 2002.

    Accostare il termine bidone ad un giocatore come Mendieta è certamente azzardato, almeno nell’accezione che solitamente viene data a questo termine. Certo è che i tifosi laziali, ma anche moltissimi appassionati di calcio, le cui aspettative erano alle stelle dopo quelle annate incredibili, sono rimasti scottati come poche altre volte nella vita.

    Per chi si stesse chiedendo che fine ha fatto Mendieta attualmente possiamo dirvi che non se la passa affatto male. Come altri colleghi ha deciso di staccare completamente dal mondo del calcio e di intraprendere una carriera da Dj in giro per il mondo. Se vi dovesse capitare di incontrarlo a qualche serata potreste provare a chiedergli cosa diamine sia successo in quella annata maledetta e per certi versi inspiegabile.