Doni e l’esultanza ‘a testa alta’: scagionato dopo un Atalanta-Pistoiese del 2000

    Cristiano Doni non sarà mai dimenticato soprattutto a Bergamo dai tifosi dell’Atalanta, ma in generale da tutti gli appassionati di calcio e di Serie A. Tanto per capire l’importanza che l’ex atalantino ha avuto con la maglia della Dea basta citare un semplice dato.

    Tutt’ora, Cristiano Doni è il miglior marcatore nella storia dell’Atalanta con 112 reti, 103 delle quali segnate tra i campionati di A e B, le altre nelle coppe. Ma c’è una cosa per cui il classe 1973 è conosciuto anche da tutti i tifosi delle altre squadre e non solo da quelli bergamaschi: la sua tipica esultanza.

    Si sa infatti che i giocatori vengono spesso associati allo loro esultanza, se essa è sempre la stessa negli anni e molto iconica. E così è per Cristiano Doni: ad ogni suo goal metteva la mano sotto al mento, alzando la testa come ad indicare di poter camminare a testa alta.

    Ma da dove nasce quell’esultanza? Lo spiegò proprio Doni in passato. Pare che sia nata nella stagione 2000/2001, quando venne accusato assieme ad altri giocatori di aver pilotato il risultato di una partita di Coppa Italia dell’Atalanta contro la Pistoiese, per poi essere scagionato.

    Da quell’accusa Doni ne uscì quindi praticamente immacolato, e ogni volta che scaraventava la palla in fondo al sacco amava ribadire di poter camminare a testa alta.

    Solo che, come molti di voi sapranno, la sua carriera finì non certo nel migliore dei modi. La sua ultima partita giocata è datata 29 maggio 2011, in Serie B: una sfida contro il Grosseto, con l’Atalanta promossa in Serie A. Ma quella Serie A Doni non la giocò mai.

    Nel 2011 infatti fu accusato di calcioscommesse. L’inchiesta portò all’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva: per il primo capo d’imputazione si fece cinque giorni di carcere, poi il reato decadde; la frode è andata in prescrizione. Ma la commissione disciplinare della FIGC gli comminò tre anni e mezzo, poi aumentati di altri due, per illecito sportivo, e la sua carriera finì con quella partita contro il Grosseto (anche se lui non lo sapeva).

    Dopo la fine della sua carriera calcistica, cambiò vita per un po’, aprendo un chiringuito sulla spiaggia a Palma de Maiorca. Tra l’altro giocò proprio con il Maiorca nel 2005/2006.

    Adesso Doni, come rivelò a fine 2019 in un’intervista a ‘Il Foglio’, gestisce alcune attività in campo commerciale e immobiliare, oltre a lavorare per una società che fa scouting tra i giovani. Gioca a calcio a 7 con alcuni amici ed ex compagni di squadra come Ariatti e Pelizzoli.