Ivan Juric, la forza delle idee

Ivan Juric, la forza delle idee

Poche persone, ad inizio anno, avrebbero scommesso su un Verona salvo, quasi nessuno su un Verona a ridosso delle posizioni europee, che è esattamente il piazzamento dei gialloblù nel momento in cui il campionato è stato interrotto, per i problemi che tutti conosciamo.

Non soltanto il posizionamento in classifica è una sorpresa ma, ancor più degno di nota, è il modo in cui gli scaligeri hanno ottenuto i 36 punti fino a qui conquistati, frutto di un sistema di gioco pensato nei minimi dettagli, allenato scrupolosamente e messo in atto in maniera encomiabile dai principali interpreti di questo gioco, i calciatori.

A guidare questi ragazzi, da inizio anno, c’è Ivan Juric, uno che da calciatore si è sempre contraddistinto per le doti temperamentali unite all’ottima conoscenza del gioco e da allenatore ha cercato di perseguire un’idea di calcio ben precisa, che coniugasse gli insegnamenti del suo principale maestro, Gian Piero Gasperini, alla propria filosofia.

Ivan Juric, la forza delle idee

L’esperienza da allenatore di Ivan Juric, nato a Spalato nel 1975, comincia dieci anni fa tra le fila del Genoa, in una piazza dove già era amato alla follia da calciatore. Qui ricopre il ruolo di vice-allenatore della Primavera fino a quando Gian Piero Gasperini, colui che già lo aveva voluto fortemente come suo giocatore, decide di inserirlo nel proprio staff.

Il tecnico di Grugliasco ha appena ricevuto l’incarico di capo allenatore dell’Inter, l’esperienza più importante della sua carriera e, a posteriori, anche una delle più fallimentari. Juric lo segue a Milano e qualche tempo dopo a Palermo, dove diventa il suo vice allenatore.

Nonostante queste due esperienze non siano indimenticabili, dal punto di vista dei traguardi raggiunti, hanno sicuramente il merito di aver permesso ad Ivan Juric di confrontarsi con un tecnico le cui idee lo avrebbero influenzato per sempre, negli anni a venire.

Nel 2013 decide che è arrivato il momento di proseguire da solo, abbandona Gian Piero Gasperini e prende le redini del Genoa Primavera, questa volta da capo allenatore. L’anno successivo gli viene affidata una prima squadra: è il Mantova, in Lega Pro, che conduce al 12° posto in campionato.

È il 2015 quando viene chiamato a guidare il Crotone, in Serie B, esperienza che segna un vero e proprio spartiacque nella carriera dell’allenatore croato.

A Crotone Juric trova una squadra motivata e ambiziosa, in una piazza senza troppa pressione, ottimale per mettere in pratica tutti i concetti del proprio credo calcistico. Il connubio si rivela fin da subito perfetto: i pitagorici giocano un calcio spettacolare e solido al tempo stesso, dove ogni interprete sa esattamene cosa fare e gli automatismi rasentano la perfezione.

È qui che inizia a vedersi l’eredità di Gasperini, rielaborata secondo propri dettami tattici. La disposizione sul terreno di gioco, la modalità con cui si predispone l’aggressione in pressing dell’avversario, la volontà di cercare il risultato attraverso una costruzione elaborata, che coinvolga enormemente anche i difensori, sono tutti concetti mutuati dal maestro.

Juric, a differenza di Gasperini, sembra però preoccuparsi maggiormente dell’equilibrio in campo, tant’è che a fine campionato la sua squadra è sia una delle migliori dal punto di vista dei gol segnati sia la seconda difesa meno battuta. Con 82 punti ottenuti Ivan Juric conquista la prima storica promozione del Crotone in Serie A.

Nonostante la promozione Juric non rimane alla guida del Crotone, in quanto la sua avventura prosegue al Genoa, che nei tre anni precedenti era stato guidato proprio da Gasperini. Il passaggio di testimone, dal maestro all’allievo, sembra funzionare almeno nella fase iniziale. Il Genoa ottiene buoni risultati nel girone di andata, tra i quali spicca lo scalpo alla Juventus. Nel girone di ritorno, però, qualcosa si rompe, la squadra inanella una serie di risultati negativi ed il tecnico croato viene sollevato dall’incarico, sostituito da Mandorlini. Nonostante il cambio di guida tecnica continuano i problemi del Grifone e in primavera viene richiamato Juric, che riesce a salvare la squadra.

La stagione successiva in panchina dura molto poco, in quanto a Novembre viene nuovamente esonerato per far posto a Ballardini. Passa poco meno di un anno quando Preziosi decide di richiamarlo, ma anche questa volta le cose non vanno bene. Dopo 3 pareggi e 4 sconfitte è di nuovo esonero, con il punto finale sull’esperienza a Genova.

Il bilancio, alla guida della squadra rossoblù, non si può certo definire positivo anche se l’impressione è che abbia giocato un ruolo importante, se non decisivo, il caos societario che tuttora imperversa al Genoa e che ha portato, nell’ultima stagione, all’avvicendamento di tre allenatori in pochi mesi.

Eccoci arrivati alla stagione 2019-2020, quella che abbiamo ricordato all’inizio di questo articolo.

Il Verona scommette su Ivan Juric per salvare un gruppo inesperto, in tanti dei suoi elementi, e da molti considerato tra i più deboli dal punto di vista tecnico.

La sfida, per quanto ardua, è sicuramente affascinante ed il tecnico dimostra di crederci fin dalle prime battute. La squadra lavora duramente, dimostra di seguirlo in maniera quasi ossequiosa e ben presto raccoglie i frutti. Si mettono in mostra anche buone individualità, che spiccano all’interno di un sistema pensato perfettamente per esaltare il collettivo senza reprimerne le qualità individuali.

Tutti i punti conquistati, alcuni dei quali contro squadre enormemente più attrezzate, come ad esempio la Juventus, sono frutto del gioco e non hanno nulla di casuale.

Se tutti hanno giustamente decantato le prestazioni ed i risultati dell’Atalanta, non si può fare a meno di notare che il Verona è proprio la squadra che più si avvicina alla perfezione dei bergamaschi, in termini di qualità di gioco, automatismi dei giocatori, con e senza palla, e capacità di imporre le proprie idee.

L’allievo non ha ancora superato il maestro ma Ivan Juric, in questa stagione, sta dimostrando che il valore della rosa, sulla carta, conta fino ad un certo punto. A prevalere, come spesso accade, sono le idee e le sue, oltre che improntate ad una certa modernità, si stanno dimostrando anche vincenti.