Nuno Espírito Santo: il capobranco dei lupi

nuno espirito santo
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Da due anni a questa parte in Premier League c’è una realtà solida, estremamente interessante ed in costante crescita, che si sta affacciando subito dietro le big storiche.

È il Wolverhampton, squadra approdata nella massima serie del calcio inglese nel 2017 e in grado di ottenere due settimi posti consecutivi ed una partecipazione all’Europa League, che può essere bissata quest’anno qualora i Wolves dovessero vincere la competizione, dal momento che la speranza che passava dalla vittoria del Chelsea in FA Cup è già andata a farsi benedire.

I Wolves, per chi ha imparato a conoscerli in questi anni, sono una squadra del tutto peculiare nel panorama calcistico inglese, basati su una colonia di calciatori portoghesi e guidati da un tecnico anch’esso lusitano, vero e proprio artefice dei successi recenti del club: Nuno Espírito Santo.

Il tecnico del Wolverhampton è un ex portiere di discreto successo, avendo vestito tra le altre anche la casacca del Porto, che ha intrapreso la carriera da allenatore nel 2010, prima come preparatore dei portieri al Malaga e successivamente come vice al Panathinaikos.

La prima esperienza da capo allenatore arriva nel 2012 quando viene chiamato in patria per allenare il Rio Ave, squadra non certo tra le più blasonate in Portogallo, con cui ottiene al suo secondo anno una duplice finale, in Coppa di Lega e in Coppa di Portogallo. In entrambe le occasioni viene sconfitto dal Benfica ma ciò non gli impedisce di ottenere una storica qualificazione in Europa League, la prima nella storia del club.

Sfruttando il suo rapporto di amicizia e di lavoro con Jorge Mendes, potente procuratore e influente uomo d’affari, riesce ad ottenere l’incarico per allenare il Valencia nel 2014, in virtù degli ottimi rapporti che intercorrono tra lo stesso Mendes ed il proprietario del club iberico Peter Lim. È proprio a Valencia che Nuno Espírito Santo inizia a farsi conoscere a livello internazionale, guidando la squadra ad un sorprendente quarto posto alla sua prima stagione in terra spagnola. Non si ripete però nel secondo anno e dopo una partenza alquanto incerta, e qualche dissidio con la società, già a Novembre viene sollevato dall’incarico.

Dopo un anno passato alla guida del Porto, con cui ottiene un secondo posto in campionato, approda in Inghilterra chiamato dalla nuova proprietà cinese del Wolverhampton che ha appena fatto fuori 4 allenatori in pochissimo tempo, tra i quali Walter Zenga. I Wolves sono in Championship ma il progetto della società è alquanto ambizioso e la scelta di affidarsi a Nuno Espírito Santo si rivela più che mai azzeccata.

Il portoghese centra subito la promozione in Premier League dopo aver dominato il campionato e anche nella massima divisione si impone come uno dei tecnici più sorprendenti. Il suo modo di intendere il calcio è decisamente peculiare, poco speculativo e improntato ad un rapporto di fiducia estrema nei confronti dei propri giocatori.

Come lo stesso allenatore ha dichiarato in una bellissima intervista rilasciata poco più di un anno fa al Guardian, la sua squadra non la vedrete mai giocare in modo conservativo per il pareggio, così come difficilmente vedrete i suoi giocatori puniti con multe per un ritardo ad un allenamento. La sua rivoluzione è iniziata, prima ancora che in campo, a livello concettuale sulla testa dei giocatori e ha iniziato subito a pagare dividendi importanti.

Come puoi basare il tuo piano partita su un pareggio? Subisci un corner a sfavore, prendi gol ed il tuo piano è già saltato. Allora i tuoi giocatori ti guardano e ti dicono, che facciamo ora? Bisogna lavorare sempre per vincere, ogni pallone può essere quello buono per vincere. Questo è il mio piano partita, non ne conosco altri” – Nuno Espírito Santo in un’intervista al Guardian.

Parlavamo di rivoluzione perché la forza del tecnico portoghese è stata anche quella di sfidare in un certo qual modo le convenzioni della Premier League, gli stereotipi del calcio, che vedono il campionato inglese come poco adatto ai giocatori molto tecnici, compassati, innamorati del pallone come spesso vengono invece descritti i portoghesi. L’ossatura dei Wolves, come detto, è formata da una colonia portoghese di cui fanno parte Rui Patricio, Ruben Vinagre, Diogo Jota,  João Mutinho, Ruben Neves, Daniel Podence e Pedro Neto, tutti elementi molto importanti nell’economia della squadra.

Il centrocampo in particolare, si può considerare la vera anima della squadra, perfettamente in grado di interpretare diversi spartiti a seconda del tipo di gara da affrontare. Un reparto bilanciato e completo, con elementi in grado di palleggiare e fare possesso palla, Joāo Mutinho su tutti, concludere a rete, citofonare Ruben Neves, e saltare l’avversario con estrema facilità, Adama Traoré è il maestro in tal senso.

Anche in questa stagione che si è appena conclusa il Wolverhampton ha dimostrato di essere una tra le realtà più interessanti in assoluto, difficilissimo da affrontare proprio perché dotato di una precisa identità di gioco e una fiducia crescente nei propri mezzi.

A Nuno Esprito Santo va dato anche il merito di aver saputo costruire una difesa solida, appena 40 gol subiti, e quello di aver trovato in Raul Jimenez il perfetto finalizzatore della manovra. L’attaccante messicano è quello che in assoluto ha realizzato più gol decisivi, ovvero in grado di portare punti alla propria squadra, in tutta la Premier League.

Probabilmente di Nuno Espirito Santo in questi due anni si è parlato un po’ meno di quanto si sarebbe dovuto, offuscato dai tantissimi tecnici blasonati che affollano il campionato inglese.

La sua però è una storia che merita di essere raccontata, studiata e celebrata: spesso le rivoluzioni filosofiche all’interno di un club richiedono tempo e prevedono un certo numero di fallimenti prima che si possano realizzare. In questo caso la scintilla è scoccata subito, probabilmente anche per la volontà del tecnico di circondarsi di giocatori capaci di condividere la sua stessa idea di fondo, la famosa colonia portoghese che rappresenta la spina dorsale e l’anima pulsante dei Wolves.

Andare ad occupare stabilmente la parte alta della classifica nei prossimi anni non sarà certo facile, anche per una questione meramente economica, ma se cercate una squadra che vi faccia divertire, in grado di fare qualche sgambetto alle big, i lupi potrebbero fare al caso vostro.

Tra i vari meriti della società in questi ultimi anni il più importante è stato forse quello di affidarsi ad un tecnico che in pochi conoscevano, capace di costruire un progetto solido e al tempo stesso ambizioso, in cui non c’è spazio per l’improvvisazione e dove tutto è studiato nei minimi dettagli.