Serse Cosmi: il calcio senza filtri

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Se facessimo una graduatoria degli allenatori più amati dagli appassionati di pallone, a prescindere dai risultati ottenuti, siamo sicuri che Serse Cosmi occuperebbe un posto molto alto, per via del suo modo di vivere il calcio, senza filtri, in grado di rappresentare quei sentimenti genuini e quelle emozioni spontanee che solo questo gioco meraviglioso è in grado di regalare.

Il tecnico nato a Perugia è uno con il quale è molto facile immedesimarsi, provare empatia, proprio per il modo in cui vive quei maledetti 90 minuti, alla stregua di un qualsiasi tifoso della squadra che sta allenando.

La ribalta a livello nazionale per Serse Cosmi è arrivata alla guida della squadra della sua città, il Perugia, squadra che ha condotto ad alcuni traguardi prestigiosi, ma il suo percorso di allenatore nasce circa 10 anni prima, quando gli viene affidata la prima squadra da capo allenatore.

La Pontevecchio, squadra di Ponte San Giovanni in provincia di Perugia, nel 1990 decide di dargli fiducia da capo allenatore e Serse Cosmi incomincia il suo percorso di maturazione.

In 5 anni conduce il club fino al terzo posto del campionato Interregionale, la serie D attuale, ed il suo nome inizia a circolare tra quelli degli allenatori più interessanti della zona ed infatti viene reclutato nel 1995 dall’Arezzo, squadra che guiderà per i successivi 5 anni.

Anche con il club amaranto il ruolino di marcia è strabiliante, a partire dal primo anno in cui centra la vittoria del Campionato Nazionale Dilettanti.

Alla sua terza stagione alla guida degli amaranto vince i playoff di Serie C2 mentre nella sua ultima annata arriva a due passi da un traguardo che sarebbe stato storico, sconfitto in semifinale dall’Ancona nei playoff per la promozione in Serie B.

La crescita del tecnico sembra inarrestabile e l’approdo in Serie A è la logica conseguenza di un percorso che lo ha imposto all’attenzione generale come uno degli allenatori emergenti più interessanti in circolazione.

A concedergli la possibilità di esordire tra i grandi e guidare al tempo stesso la squadra della sua città natale è Luciano Gaucci, presidente storico del Perugia che il 13 giugno 2000 decide di mettere il tecnico sotto contratto.

Il legame tra allenatore, squadra e città va ben oltre il rapporto lavorativo e si dimostra fin da subito speciale, tanto che quella con la squadra umbra si può considerare certamente come l’esperienza più significativa in carriera, quella che gli ha permesso di conquistare la ribalta nazionale, sia in termini di risultati raggiunti con il club, sia come nascita di un personaggio a tutto tondo, impossibile da non amare.

Il suo Perugia è composto, tra gli altri, da alcuni calciatori divenuti poi iconici come Giovanni Tedesco, Marco Materazzi, Ze Maria, Zizì Vryzas e Fabio Liverani, solo per citare alcuni dei giocatori che sotto la sua guida si sono messi in evidenza interpretando magistralmente un modulo, il 3-5-2, su cui l’allenatore ha basato la maggior parte delle proprie fortune.

Serse Cosmi alla guida del Perugia diviene celebre anche per quel modo di intendere il calcio di cui parlavamo all’inizio: un amore viscerale e primordiale impossibile da mantenere entro i confini a cui siamo solitamente abituati. Le immagini del tecnico a bordo campo con camicia larga e immancabile cappellino, mentre gesticola e urla a perdifiato verso chiunque gli capiti a tiro, fanno ormai parte dell’immaginario collettivo di chiunque abbia seguito il calcio in quegli anni.

Nei quattro anni passati a Perugia il risultato più clamoroso è certamente la vittoria dell’Intertoto nel 2003, con conseguente qualificazione alla Coppa Uefa, dopo di che arriva la delusione della retrocessione al termine dell’annata successiva, al termine dello spareggio con la Fiorentina.

La storia d’amore con il Perugia ha bisogno di una pausa ed è difficile dire se al momento della separazione il tecnico sapesse che ci sarebbero voluti parecchi anni, addirittura 16, prima di ritrovare la via di casa.

L’annata 2004/2005 lo vede al timone del Genoa, all’epoca in serie B e desideroso di riprendersi la massima serie, cosa che in effetti sul campo avverrebbe anche, se non fosse per il fatto che il presidente Preziosi viene beccato con l’ormai famosa valigetta piena di soldi. Dalla promozione conquistata sul campo si passa così alla retrocessione d’ufficio.

L’avventura di Cosmi in panchina riparte da Udine, un incarico importante perché l’Udinese nella stagione precedente si è qualificato per i Preliminari di Champions League, un evento di portata storica per squadra e città.

I bianconeri superano il turno preliminare battendo lo Sporting Lisbona ma si devono arrendere nella fase a gironi, complice un sorteggio non proprio benevolo che li ha fatti finire insieme a Barcellona, Werder Brema e Panathinaikos.

L’avventura di Cosmi a Udine termina anticipatamente a Febbraio e per un intero anno l’allenatore rimane sostanzialmente fermo, fino a quando il presidente del Brescia Corioni decide di affidargli la squadra, all’epoca in Serie B. La seconda parte di stagione è più che positiva, così come l’annata successiva, in cui le Rondinelle centrano i playoff e si devono arrendere solo in semifinale per mano dell’Albinoleffe.

All’alba della terza stagione viene però esonerato, dopo aver inanellato una serie di risultati poco soddisfacenti.

Le esperienze successive, prima a Livorno e poi a Palermo, non sono certo indimenticabili e terminano entrambe con l’esonero, poi è la volta di Lecce.

In Salento viene chiamato nel Dicembre 2011 con la squadra ultima in classifica ed una situazione disperata; in poco tempo Cosmi riesce a rendere i giallorossi una squadra competitiva e piacevole da vedere, in grado di lottare per il traguardo della salvezza, cosa impossibile da prevedere fino al momento del suo arrivo.

Sospinta da un entusiasmo ritrovato, dai gol di Muriel e dalle giocate funamboliche di Cuadrado, due tra i giocatori più forti di quel Lecce esplosi sotto la sua gestione, la squadra si gioca la salvezza in un testa a testa contro il Genoa, con i rossoblù che alla fine la spuntano.

Nonostante la retrocessione, l’avventura di Cosmi a Lecce si può considerare tra le sue esperienze più positive, a dimostrazione del fatto che non sempre i risultati ci restituiscono una visione complessiva della storia.

Con una squadra retrocessa al 90%, portare 2/3000 tifosi a Verona e vedere tutta la curva che applaude è stata un’emozione che mette da parte qualsiasi discorso relativo ai punti in classifica. Le emozioni, a volte, sono più importanti dei numeri, e quello è uno scudetto che mi tengo dentro

È un periodo questo in cui l’allenatore perugino è in continuo peregrinare, alla ricerca di nuovi stimoli; nel 2012 è a Siena mentre due anni più tardi è alla guida del Pescara, due esperienze che passano senza lasciare particolare traccia.

A Trapani viene chiamato a Marzo 2015 e qui le cose sembrano andare decisamente meglio: nella prima stagione, da subentrato, riesce a condurre la squadra dalla zona playout in cui si trovava al momento del suo arrivo ad una tranquilla salvezza. Il vero capolavoro però lo compie nella seconda stagione, dove arriva ad un passo dal miracolo sportivo.

Il suo Trapani, dopo un girone di ritorno strabiliante, raggiunge i playoff per la promozione in Serie A e arriva fino alla finale, dove di fronte si trova il Pescara, del suo amico e discepolo Massimo Oddo.

Il doppio confronto arride al Delfino che viene promosso nella massima serie ma l’immagine più bella e significativa è quella dell’abbraccio di Oddo al maestro Serse Cosmi, che al triplice fischio non riesce a trattenere le lacrime seduto in panchina: è la rappresentazione più fedele del suo modo di intendere il calcio, dove le emozioni la fanno da padrone e non c’è motivo di inibirle o, peggio ancora, di vergognarsene.

L’aria di casa però, dopo anni di lontananza, inizia a mancare e le esperienze ad Ascoli e Venezia sono il preludio del ritorno a Perugia, che avviene a il 4 Gennaio 2020, a distanza di 16 anni dall’ultima volta.

Torno dove tutto è praticamente iniziato, anche se al tempo avevo già alcune esperienze alle spalle. Qui mi presentai al grande calcio. Di presentazioni ne ho fatte ormai tante, ma farla qui è sempre speciale

È una squadra molto diversa, soprattutto per ambizioni e valore tecnico, rispetto a quella che aveva allenato ad inizio millennio ma il legame con la sua gente è rimasto invariato. Il ruolino di marcia, prima che il campionato cadetto venisse interrotto, non è stato dei più esaltanti e al momento la squadra si trova a metà classifica. Il ritorno di Serse Cosmi a Perugia, però, va decisamente oltre un discorso di risultati e va visto invece come la chiusura di un cerchio, magari non perfetto ma certamente unico ed inimitabile.