I 5 centrocampisti anni ’90 che ci hanno fatto innamorare

    I 5 centrocampisti anni '90 che ci hanno fatto innamorare

    Il centrocampo è il luogo per eccellenza deputato alla lotta, alla battaglia, all’agonismo. Negli ultimi anni, di sicuro, qualcosa è cambiata: adesso gli allenatori pretendono piedi buoni e geometrie da quasi tutti gli interpreti del ruolo, ed è un po’ sparita la figura del “cagnaccio”, il centrocampista di interdizione il cui compito principale era quello di interrompere la manovra avversaria.

    Gli anni ’90, in un certo senso, sono stati anni molto più floridi da questo punto di vista (omettiamo di andare più indietro nel tempo per ragioni anagrafiche, ma tra gli anni ’70 e ’80 avremmo potuto pescare tanti altri nomi degni di nota).

    Per questo motivo, oggi vogliamo segnalarvi i 5 centrocampisti degli anni ’90 che ci hanno fatto innamorare. Ovviamente, stiamo parlando di quei centrocampisti che hanno fatto di grinta, lavoro sporco e sudore il loro punto di forza, ma per molti di loro questa definizione è riduttiva.

    Ecco allora a voi i nostri 5 guerrieri preferiti direttamente dagli anni ’90:

    1Roy Keane

    Non possiamo non partire da Roy Keane, l’anima del centrocampo del leggendario Manchester United di Sir Alex Ferguson. L’irlandese è sempre stato un osso duro, e non si contano i giocatori con cui il buon Roy si è scontrato nel corso della sua carriera, trascorsa sempre sull’orlo di una crisi di nervi.

    Le leggende narrano che nemmeno i compagni di squadra fossero totalmente al sicuro quando a Keane partivano i cinque minuti. E, credeteci, gli partivano molto più spesso di quanto possiate pensare…

    2Edgar Davids

    Prima di Medel, il Pitbull è stato uno e soltanto uno: Edgar Davids. Dai primi passi con l’Ajax all’esperienza non troppo fortunata con il Milan, prima dell’esplosione con la maglia della Juventus e delle avventure con quella della nazionale olandese. Davids, con i suoi occhialini come marchio di firma, è stato l’incubo di tanti centrocampisti che, quando passavano dalle sue parti, si preparavano già ad essere scippati del pallone.


    Altro caratterino niente male, il Pitbull in carriera ha perso la pazienza più di qualche volta, anche negli ultimi anni di carriera, quando è finito a giocare nelle serie minori del calcio inglese.

    3Thomas Gravesen

    Tra fine anni ’90 e inizio anni 2000, il centrocampo della Danimarca poteva contare su dei soggetti decisamente interessanti, che rispondevano al nome di Stig Tofting – l’adorabile barilotto idolo della Gialappa’s – e soprattutto di Thomas Gravesen.

    Dopo essersi messo in mostra nell’Amburgo, a suon di cartellini gialli e rossi, Gravesen è stato chiamato addirittura dal Real Madrid, dove aveva il compito del portatore d’acqua e soprattutto dell’uomo di fatica per mantenere equilibrata una squadra che di solito, con tutti quei Galacticos, era sbilanciata all’attacco.

    4Matias Almeyda

    Quando Matias Almeyda è arrivato in Italia, alla Lazio, in pochi pensavano di trovarsi di fronte a un giocatore che sarebbe diventato così importante. E invece l’Indio, con il suo carattere particolare, ha saputo farsi apprezzare da tanti allenatori e soprattutto dai tifosi di Lazio, Parma e Inter, prima di tornare a chiudere la sua carriera al River (memorabile la scena di lui, impassibile che lascia il campo, scortato dalla polizia, mentre il pubblico della Bombonera, da lsui sfidato, gli lancia praticamente di tutto addosso).

    Un giocatore speciale, di quelli capaci di buttarsi nel fuoco per i compagni e capaci di sacrificarsi al massimo per portare a casa il risultato.

    5Paul Ince

    L’immagine di Paul Ince che esce dal campo con la testa fasciata e la maglia dell’Inghilterra sporca di sangue, ma senza aver lasciato i compagni in dieci per più di due minuti, è entrata di diritto nell’iconografia del calcio moderno.

    E il centrocampista inglese, visto in Italia con la maglia dell’Inter e in Premier con quelle di West Ham, Manchester United, Liverpool, Middlesbrough e Wolverhampton, è stato un esempio sotto tanti punti di vista. In campo non si è mai risparmiato, anche a costo di sacrificarsi fisicamente, come in quel famoso episodio. E, d’altronde, il soprannome di “Governatore” non lo si conquista per caso.