I nostri 5 “numeri 10” preferiti

    I nostri 5 “numeri 10” preferiti

    Il numero 10 è uno di quei numeri che, nel mondo del calcio, sono legati a doppio filo con i sogni. È il numero dei fantasisti, di quelli che fanno accendere la luce e illuminano il campo, di quelli che diventano gli idoli dei bambini.

    E anche noi, seppur delinquenti nell’animo, e proprio per questo attirati di solito da tutt’altro genere di calciatori, abbiamo i nostri numeri 10 preferiti.

    Anche noi abbiamo sognato con calciatori dal piedino fatato e dalla creatività sopraffina, anche noi ci siamo lasciati trasportare dalla magia.

    I nostri 5 “numeri 10” preferiti

    Sono scelte personali, naturalmente, frutto della nostra esperienza e del nostro sentimento, e – ne siamo consapevoli – non sono di sicuro i numeri 10 più forti della storia del calcio. Ma sono quelli che ci hanno fatto sognare, e tanto ci basta.

    1Domenico Morfeo

    Mimmo Morfeo è, molto probabilmente, il talento incompiuto per definizione. Difficile trovare un calciatore che abbia giocato insieme a lui e che non lo abbia definito almeno una volta come il più forte (almeno dal punto di vista tecnico) incontrato in carriera.

    Morfeo, però, era fatto così: alternava una partita in cui sembrava poter dipingere calcio a proprio piacimento a partite – spesso consecutive – in cui sembrava totalmente fuori dal gioco, totalmente senza voglia. Ma, d’altronde, sono proprio questi calciatori che sembrano dannati ad attirare amori folli e viscerali. Ed è esattamente quello che è successo a noi con Mimmo Morfeo.

    2Giuseppe Mascara

    Peppe Mascara è uno di quei calciatori che si possono definire, a buon diritto “eroi di provincia”, quelli che hanno passato gran parte della loro carriera nell’affetto di un pubblico caldo e caloroso, e che lo hanno ripagato con giocate di gran classe.

    Mascara è stato fantasia e genio, è stato il gol segnato da centrocampo nel derby contro il Catania (dai, quello famoso del “questo gol lo vedranno anche a Tonga”). Curiosità che forse non conoscevate: Mascara ha giocato una stagione negli Emirati Arabi Uniti, con la maglia dell’Al-Nasr.

    3Francesco “Ciccio” Cozza

    Un altro eroe di provincia, un altro calciatore che ha costruito il suo mito lontano dai riflettori delle grandi piazze, e proprio per questo, forse, è stato amato ancora di più. Ciccio Cozza è stato un giocatore dotato di grande fantasia, ma anche di doti da leader e da trascinatore. E, proprio per questo, a differenza di tanti altri numeri 10, riusciva a dare il suo contributo anche quando magari non era in giornata di massima ispirazione.

    Il suo ricordo è legato indissolubilmente a quello della squadra di cui è stato anche capitano, la Reggina, con cui ha giocato 9 stagioni (non consecutive) facendosi amare indiscutibilmente dal suo pubblico.

    4Alessandro Rosina

    Certe volte un soprannome racconta meglio di qualsiasi altra cosa l’importanza e l’affetto di una tifoseria verso un proprio calciatore. E così, da quando Alessandro Rosina è diventato Rosinaldo, il mondo del calcio ha potuto comprendere di trovarsi di fronte a un calciatore diverso da tutti gli altri, uno di quelli in grado di smuovere cuori ed emozioni.

    Esordi nel Parma, poi quattro stagioni da protagonista al Torino e nel 2009 addirittura la chiamata dello Zenit San Pietroburgo, prima del ritorno in Italia con Siena, Catania e Salernitana. Rosina può vantare anche una presenza in Nazionale, in un’amichevole del 2007 contro il Sudafrica.

    5Filippo Falco

    Dopo aver fatto tanti tuffi nel passato, andiamo finalmente sul presente, con un nome forse a sorpresa ma che – oh, non possiamo farci niente –  ci tocca le corde più profonde del cuore.

    Già, perché anche nella Serie A attuale c’è un giocatore che riesce ad avvicinarsi a questi nomi: quello di Pippo Falco, il numero 10 del Lecce, talento e fantasia in un fisico minuto ma che sa farsi rispettare. Il calcio moderno, infatti, ci ha abituato a giocatori sempre più possenti dal punto di vista fisico, e sembra fare di tutto per tenere ai margini i giocatori con i piedi buoni ma con qualche centimetro in meno. E, proprio per questo, Pippo Falco è la risposta migliore a chi crede che nel calcio i piedi non contino ormai più.