Sei Nazioni: Chi può battere l’Inghilterra?

    Sei Nazioni: Chi può battere l’Inghilterra?

    Tutto pronto per il Sei Nazioni 2020. Il Torneo di rugby a 15 che vede opposte le Sei Nazioni più forti dell’Emisfero Nord alla caccia del titolo. Da quando la manifestazione è stata allargata a Sei squadre, con l’introduzione dell’Italia nel 2000, l’Inghilterra è quella che ha conquistato più titoli (sei), ha registrato la più alta percentuale di vittorie (69%) e realizzato più mete (299) ma solo due volte ha fatto il Grande Slam (ovvero cinque successi su cinque gare) mentre il Galles ci è riuscito quattro volte (inclusa l’edizione 2019) e la Francia tre. È curioso come ognuna delle Sei Nazioni abbia giocato esattamente 100 gare nella competizione e solamente l’Italia (12) e la Scozia (28) hanno vinto meno di 50 partite. In questo 2020 c’è una vera e propria favorita, quell’Inghilterra che ha saputo eliminare gli All Blacks in semifinale al Mondiale 2019 in Giappone, salvo perdere la finalissima contro il Sudafrica. Il primo banco di prova, contro la Francia a Parigi, sarà già decisivo per capire se questo Sei Nazioni potrà esser vinto da una Nazionale diversa da quella guidata da Eddie Jones. Infatti, l’Inghilterra ha vinto 10 delle ultime 11 partite di apertura di un Sei Nazioni, l’unica sconfitta è arrivata però proprio in trasferta a Parigi nel 2014 contro la Francia. Per quanto riguarda le altre: difficile un back-to-back del Galles anche se ci è già riuscito nel 2012 e 2013, la Francia non sembra in uno stato di forma brillante mentre l’Irlanda può basarsi su un gioco poco falloso e molto fisico ma per vincere il Sei Nazioni manca di fantasia nei trequarti. La Scozia e l’Italia sono le formazioni meno accreditate, ed il vero e proprio obiettivo realistico per queste squadre è quello di ottenere almeno un successo.

    Sei Nazioni: Chi può battere l’Inghilterra?

    Capitolo Azzurri

    L’Italia dopo essere entrata nel 2000 nell’allora Cinque Nazioni con grandi aspettative e risultati più che dignitosi, gli Azzurri stanno vivendo un periodo di ricostruzione pieno di difficoltà. Al termine del Torneo 2013 l’Italia, allora guidata da Jacques Brunel, sembrava pronta per disputare un Mondiale 2014 da protagonista. Ma anche in quel caso l’agognato passaggio ai quarti di finale della rassegna iridata è stato mancato di un soffio, e da quella stagione il movimento rugbistico italiano non si è più rialzato. Infatti, la Nazionale azzurra ha perso le ultime 22 partite nel Sei Nazioni, la striscia di sconfitte più lunga nella storia del 5/6 Nazioni, l’ultima vittoria è arrivata contro la Scozia nel 2015 a Murrayfield, unico stadio in cui ha trovato una vittoria esterna nel torneo (anche nel 2007). Il nuovo CT dell’Italia, Franco Smith, è chiamato ad una vera impresa per evitare l’ennesimo cucchiaio di legno: sono infatti 14 le volte in cui gli Azzurri hanno chiuso la competizione senza trovare il successo, almeno 10 annate in più di qualsiasi altra Nazionale. Osservando il calendario dell’Italia, che prevede tre trasferte e le due gare casalinghe contro Scozia e Inghilterra, la sfida che sembra più alla portata dei nostri portacolori è quella prevista il 22 febbraio a Roma contro la Scozia: la squadra che vede come stella la seconda linea Jonny Gray, che vanta una percentuale di placcaggi riusciti del 98% nel Sei Nazioni (385 su 394), la percentuale più alta tra i 222 giocatori con almeno 100 placcaggi effettuati nella competizione. Stando a quanto dichiarato in questi ultimi mesi, quella potrebbe anche essere la gara d’addio della leggenda del rugby italiano Sergio Parisse. Un motivo in più per sperare nella vittoria ed evitare l’ultimo posto nel Torneo che per l’Italia si verifica ormai dall’edizione 2016.