Uno stop che non ci voleva, il 2020 di Berrettini

    Uno stop che non ci voleva, il 2020 di Berrettini

    Uno strepitoso 2019. Il 2019 di Matteo Berrettini è stato semplicemente magico. Una stagione che l’ha visto iniziare alla 54ª posizione del ranking mondiale fino all’ottavo posto che è valso l’accesso per le ATP Finals di Londra. Oltre ad essere diventato il primo italiano a vincere un match nel tabellone singolare delle Finals, Berrettini ha vinto due tornei (a Budapest e Stoccarda) ed è stato uno dei sei tennisti in grado di vincere almeno un torneo su due superfici differenti (assieme a gente del calibro di Djokovic, Nadal, Federer, Thiem e Tsitsipas). Proprio nella passata stagione, il ragazzo romano è riuscito anche ad accedere alla seconda settimana di un torneo del Grande Slam per la prima volta in carriera. Prima con gli ottavi di finale raggiunti a Wimbledon con un successo epico contro l’argentino Schwartzman dove ha salvato tre match point, e poi con la cavalcata fino alla semifinale di Flushing Meadows. Un 2019 che gli è valso anche il riconoscimento di Most Improved Player del circuito maggiore. Tuttavia il mondo ATP richiede ai suoi protagonisti uno sforzo fisico sovrumano per entrare nelle posizioni che contano del ranking e ancor di più per restarci il più a lungo possibile. Matteo già in Coppa Davis a Madrid aveva evidenziato problemi causati da un 2019 estenuante dal punto di vista sia fisico che mentale, che l’hanno tormentato in fase di preparazione del 2020.

    Uno stop che non ci voleva, il 2020 di Berrettini

    Il 2020 e un’occasione non sfruttata. L’obiettivo primario di Berrettini nel 2020 era, ed è, sicuramente quello di confermarsi nell’élite tennistica del momento e consolidare la sua posizione in top 10 che garantisce anche un tabellone più agevole nei tornei che contano. Il ragazzo classe ’96, iniziava la stagione 2020 con una carta importante da giocarsi. Infatti il suo 2019 è stato sensazionale a partire da fine aprile registrando da lì in avanti una percentuale di vittorie del 73% (34 su 13) mentre nella prima parte di stagione la percentuale è stata del 36% (5 su 14). Tradotto: ad inizio 2020 c’erano le concrete opportunità di conquistare punti pesantissimi per tentare, perché no, l’assedio alla top 5 mondiale. I tornei evidenziati in rosso da Vincenzo Santopadre, suo allenatore, erano sicuramente quattro, ovvero Melbourne, Indian Wells, Miami e Monte Carlo. Uno Slam e tre 1000 in cui Berrettini è sempre uscito al primo turno la passata stagione e dove si poteva puntare molto in alto. Causa un doloroso problema all’addome, il numero 8 del ranking mondiale è stato prima costretto a rinunciare all’ATP Cup e ha preso parte solamente all’Australian Open con un’eliminazione al secondo turno a sorpresa per mano di Tennys Sandgren (che è poi arrivato fino ai quarti di finale, fallendo sette match point contro Roger Federer). Al momento gli ultimi rumors parlano di un’ipotetica ripresa dell’attività ATP a luglio, in sostanza con la stagione americana sul cemento. In quel caso, il 2020 di Matteo Berrettini non sarà più una stagione da sfruttare per scalare ancora la classifica mondiale ma un’annata in cui vincere è fondamentale per confermarsi al top.