Cristiano Lucarelli, cuore amaranto

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Spesso si dice che per un calciatore non c’è niente di più bello e gratificante che riuscire ad indossare i colori della propria squadra del cuore, soprattutto quando questa è anche la città in cui è nato e a cui è legato oltre ogni modo.

Purtroppo questa non è una cosa che accade così di frequente, ma le poche volte che avviene il connubio risulta speciale, come se giocatore squadra e città fossero un tutt’uno, in grado di fondersi in maniera perfetta, naturale oseremmo dire.

Qualche esempio, per fortuna, la storia del calcio ce lo ha regalato, permettendoci di ammirare storie romantiche, diverse da tutte le altre, storie in cui l’amore per quei colori ha fatto passare in secondo piano tutto il resto.

Una delle più belle è quella che ha visto protagonista Cristiano Lucarelli e Livorno, un matrimonio prima sognato, poi accarezzato e finalmente divenuto realtà, nell’ormai lontano 2003.

Andiamo però con ordine, per ripercorrere le tappe di avvicinamento a questo traguardo, che per il giocatore ha rappresentato il coronamento di un sogno, raggiunto con forza e determinazione, due qualità che mai hanno fatto difetto all’attaccante.

Cristiano Lucarelli è nato il 4 ottobre 1975 a Livorno e muove i suoi primi passi, calcisticamente parlando, nelle giovanili del Carli Salviano e dell’Armando Picchi. L’esordio tra i grandi avviene nel 1992 quando passa al Cuoiopelli nei Dilettanti, dove inizia a farsi notare da alcune squadre importanti.

La più veloce a mettere le mani sul suo cartellino è il Perugia, che inizialmente lo impiega nel campionato Primavera, dove segna gol a raffica, e in qualche occasione anche in prima squadra. Le presenze tra serie C1 e serie B sono risicate e alla fine, nel 1995, Lucarelli finisce a Cosenza.

In Calabria si trova subito bene e grazie ai suoi 15 gol contribuisce in maniera decisiva alla salvezza della squadra, mettendosi in mostra come goleador completo, forte fisicamente e dotato di una tecnica tutt’altro che disprezzabile.

Dopo aver preso parte con la Nazionale ai giochi olimpici di Atlanta viene ceduto al Parma, che a sua volta lo gira in prestito al Padova, all’epoca in serie cadetta.

La sua stagione è più che positiva, si conferma un ottimo attaccante e anche nell’under 21 diventa titolare, vincendo i Giochi del Mediterraneo.

La Serie B inizia ad andargli stretta ed infatti nel 1997 l’Atalanta riesce a strapparlo al Parma per permettergli di esordire nella massima serie. Pur non disputando una stagione eccellente, condita solo da 5 gol in 26 presenze e conclusasi con la retrocessione della squadra, riesce a non sfigurare e si guadagna la possibilità di vivere un’altra esperienza importante, questa volta all’estero.

Cristiano Lucarelli finisce al Valencia in Spagna, dove trova come allenatore un suo connazionale: Claudio Ranieri. Qua vince la Coppa del Re ma un grave infortunio al ginocchio ne limita enormemente l’impiego ed il rendimento.

Dopo una sola stagione all’estero torna in Italia per accasarsi al Lecce. Il suo sembra un peregrinare continuo, senza un preciso scopo e senza una meta. Sembra, perché in realtà il chiodo fisso, il pensiero martellante c’è eccome, pronto a far capolino ogni qual volta l’attaccante si appresta a fare le valigie per una nuova destinazione.

Più geograficamente si allontana dal suo porto sicuro, più mentalmente e sentimentalmente gli si avvicina. Livorno, più passano gli anni più diventa un’ossessione. Deve vestire quella maglia, costi quel che costi.

Dopo due anni in Salento, super positivi, e altrettanti a Torino, tra luci ed ombre, è finalmente arrivato il momento.

L’occasione si presenta nel 2003 quando il Livorno è in serie B. Poco importa se Cristiano Lucarelli ha già dimostrato di poter valere ampiamente la massima serie, non è una questione che si può tradurre in ragionamenti logici, calcoli e valutazioni ponderate. Quando si mette di mezzo il cuore non c’è santo che tenga, bisogna assecondarlo soprattutto se esiste la possibilità di farlo.

Dopo anni e anni trascorsi in serie C il Livorno è riuscito, nell’anno precedente all’arrivo di Lucarelli, a conquistare la tanto agognata promozione e ha chiuso la stagione al decimo posto nella serie cadetta, senza infamia e senza lode.

Igor Protti, idolo incontrastato dell’Ardenza, ha bisogno di un partner d’attacco del suo livello, una spalla in grado di dividere con lui il peso del reparto e a cui mettere a disposizione tutto il proprio talento in fase di rifinitura. Uno come Cristiano Lucarelli, a prescindere dai risvolti sentimentali dell’operazione, sembra perfetto anche dal punto di vista tecnico.

La trattativa che porta Lucarelli a Livorno non è per nulla facile, perché c’è di mezzo un contratto che teoricamente lo legherebbe al Torino per altri due anni, ma ormai il giocatore ha deciso ed è determinato più che mai ad accasarsi a Livorno.

Lucarelli a Livorno finalmente arriva, in comproprietà con il Toro, ed esplode. Senza mezze misure. Non ha bisogno di capire la squadra e la città, perché lì ci è nato e  quella maglia se la sente addosso come una seconda pelle. Può permettersi di essere sé stesso: può gioire, incazzarsi, esultare o esprimere qualsiasi altro stato d’animo, sicuro di essere compreso. D’altra parte non era raro, negli anni precedenti al suo approdo a Livorno da giocatore, trovarlo in curva a cantare con i suoi amici e compagni di sempre, come in occasione della trasferta del Livorno a Treviso, quando il gol di Protti consegnò la Serie B agli amaranto.

Ora l’obiettivo è puntare alla serie A e per farlo servono i gol del bomber, oltre al solito contributo da Igor Protti che ormai si da per scontato. I gol arrivano, a grappoli, senza soluzione di continuità.

Cristiano ne segna 29 mentre Igor si ferma a quota 23, in due fanno 52 reti, record assoluto per la categoria. Dopo 55 anni il Livorno è di nuovo in serie A.

Il Torino ci prova a strappare Lucarelli al Livorno, offrendo 4 miliardi di lire ai toscani e 1 miliardo al giocatore. Soldi rispediti al mittente che diverranno in seguito il titolo di un libro: “Tenetevi il miliardo”.

In serie A, nella stagione 2004-2005, Lucarelli prosegue da dove aveva lasciato e con 24 reti si laurea capocannoniere del torneo, davanti a giocatori del calibro di Gilardino, Shevchenko, Ibrahimovic, Montella e Toni.

Anche i due anni successivi sono ricchi di soddisfazioni, soprattutto la stagione 2006-2007 in cui il Livorno partecipa per la prima volta nella sua storia ad una competizione europea, la Coppa Uefa.

Proprio un gol dell’attaccante, che già era stato protagonista assoluto della competizione, è decisivo ai fini della qualificazione nella fase a gironi.

In quattro anni, formidabili, è condensata la carriera di un giocatore che ha dimostrato di essere un ottimo calciatore quasi in ogni società in cui ha militato ma mai è riuscito ad esprimersi come a Livorno. Quattro anni in cui l’uomo, il calciatore, la squadra e la città sono diventati una cosa sola.

Spesso, quando si vivono i sentimenti con questo ardore poi è necessario prendersi un attimo di pausa. È ciò che avviene nel 2007, quando Lucarelli saluta momentaneamente Livorno per volare in Ucraina. Il passaggio allo Shakhtar, con un contratto da 3 milioni di euro per 3 anni, gli costa qualche critica, soprattutto da parte di chi aveva ritenuto semplice retorica la questione della rinuncia al famoso miliardo per giocare nella squadra della sua città.

A prescindere da ciò è innegabile il fatto che il suo rendimento, lontano da Livorno, non sia minimamente paragonabile a quei 4 anni d’oro. Lo si vede in Ucraina e successivamente anche a Parma, dove approda nel gennaio del 2008 interrompendo anticipatamente il contratto che lo legava allo Shakhtar.

A Parma gioca metà stagione in serie A e poi rimane anche l’anno successivo in serie B, dove nella prima parte di stagione diventa capitano della squadra.

La fase discendente della carriera sembra decisamente già imboccata ma prima di ritirarsi ha bisogno di un ultimo saluto alla sua gente, alla sua Livorno a cui ha dato tutto, ampiamente ricambiato. 

La stagione 2009-2010 è l’ultima con addosso la maglia del Livorno, il giro di campo finale per abbracciare la sua casa, il suo porto sicuro, l’unica meta realmente agognata alla quale deve dire addio, almeno da giocatore.

Gli ultimi due anni di carriera li spende a Napoli, giocando molto poco, poi il sipario cala per davvero. Lucarelli appende le scarpe al chiodo e rimangono solo i ricordi, le immagini, che ci consegnano il ritratto di un attaccante forte e completo, in grado di trasformarsi in fenomeno nel momento in cui gli astri hanno deciso di allinearsi consentendogli di realizzare il sogno cullato fin da ragazzino.

Quella tra Cristiano Lucarelli e Livorno è stata una storia d’amore folle, vissuta con un’intensità tale per cui è difficile persino raccontarla ma una cosa è certa: quando si abusa del concetto di onorare la maglia di una squadra bisognerebbe riguardarsi qualche video dei suoi anni a Livorno per capire cosa significhi veramente sposare un causa in tutto e per tutto.