L’addio al calcio giocato di Marchisio: una vita alla Juventus

    Torino, oggi, è baciata dal sole. Raggi autunnali che, però, non possono eclissare l’alone di malinconia che accompagna Claudio Marchisio. A 33 anni, e con una prestigiosa carriera alle spalle, il Principino ha deciso appendere le scarpe al chiodo. Una scelta difficile ma ragionata, fatta con le sofferenze del caso.

    Dall’esordio con i Pulcini della Juventus, al congedo: sempre in bianconero. Marchisio ha deciso di comunicare la sua decisione direttamente dalla sala “Gianni e Umberto Agnelli” dell’Allianz Stadium. Casa era, casa è, casa resterà. Sebbene, al momento, l’ormai ex centrocampista non abbia ancora deciso cosa fare da grande.

    Nessun rimpianto, al netto della sfortuna. Ogni riferimento a quel maledetto incidente in Juve-Palermo, 17 aprile 2016, è puramente voluto. Dalla rottura del legamento crociato del ginocchio sinistro a un recupero che, purtroppo, non si è mai concretizzato pienamente. Resta una storia lunga 25 anni tra le fila della Signora, restano 389 presenze: il 18esimo juventino di sempre, con alle spalle – tra gli altri trofei – sette scudetti.

    Marchisio, con signorilità ed eleganza, ha contribuito a rilanciare una nobile decaduta. Piedi degni della sovranità, mai una polemica. Anche quando, magari, avrebbe avuto ragione di farne. Insomma, stile Juve. Sempre e costantemente. In quanto il Principino ha sempre messo il “noi” in primo piano, diventando un esempio per tutti coloro che sognano a occhi aperti ammirando la casacca numero 8 che, come ama ricordare Claudio, non è altro che un infinito che ha alzato lo sguardo.

    Dal debutto nell’estate del 2006 tra i professionisti subentrando negli attimi conclusivi della sfida di Coppa Italia tra Martina Franca e Juve, all’ultimo atto targato Zenit di San Pietroburgo. Nel mezzo, un anno di apprendistato a Empoli. Il tutto, onorando sempre e sistematicamente la maglia della Nazionale.

    Ora, una nuova vita professionale. Ma senza fretta e, soprattutto, con le idee chiare. Le stesse che il piemontese ama condividere sui social network, affrontando con semplicità argomenti di vita quotidiana. Insomma, un elevato spessore umano destinato a fare bene nel calcio in un’altra veste. Perché di persone come Marchisio ce n’è sempre bisogno.