13 maggio 2012, Manchester City-QPR 3-2

    Vincere un titolo all’ultimissimo secondo del campionato, dopo aver visto il baratro ad un passo, e soffiandolo sotto al naso ai tuoi rivali cittadini, che già pregustavano la più atroce delle beffe, che già immaginavano un pomeriggio che sarebbe diventato una vera e propria leggenda.

    Una sensazione invidiabile, che forse sotto sotto tutti i tifosi di calcio sognano. Una sensazione che per i tifosi del Manchester City è diventata realtà il 13 maggio del 2012, il giorno della conquista del terzo titolo di Premier League e il giorno del trionfo più sudato di sempre.

    Manchester City e Manchester United arrivano appaiate in vetta alla classifica della Premier con 90 minuti da giocare. 86 punti a testa e la differenza reti nettamente favorevole ai Citizens di Roberto Mancini, che in pratica con 3 punti sarebbero campioni di Inghilterra (a meno di un difficile successo con 9 o 10 gol di distacco dello United).

    Il City gioca in casa all’Etihad contro il QPR, lo United va a giocare a Sunderland. L’esito sembra scontato, vista la differenza di livello in entrambe le sfide, ma nel calcio niente è come sembra, mai. Il QPR, inoltre, lotta per salvarsi, e ha un orecchio a quello che accade tra Bolton e Stoke City, sperando in un risultato favorevole.

    E, infatti, dopo pochi minuti lo Stoke City si porta in vantaggio, lasciando il Bolton al terzultimo posto; in questo modo il QPR potrebbe anche perdere e salvarsi lo stesso, facilitando il compito alla squadra di Mancini.

    Nel frattempo, però, al 20′ Wayne Rooney ha portato in vantaggio lo United, e visto che il City ancora non sblocca la partita, i Red Devils sarebbero momentaneamente campioni. Al 40′, però, Pablo Zabaleta, con un tiro non proprio irresistibile, trova il suo primo gol stagionale: City in vantaggio e di nuovo virtualmente campione.

    All’Etihad, il rientro in campo dall’intervallo è subito una doccia fredda per il City: al 48′ la difesa di Mancini va a vuoto, Lescott liscia l’intervento e Djibril Cissé, a tu per tu con Hart, fa 1-1. Lo stadio piomba in un silenzio di tomba, sconvolto dalla doccia fredda.

    Al 54′ la partita si fa infuocata. Joey Barton – e chi se no? – colpisce Tevez con una gomitata al limite dell’area, si scatena una rissa senza quartiere, e ne fa le spese proprio il centrocampista del QPR che lascia i suoi in 10. Sembrerebbe tutto apparecchiato in favore dei padroni di casa, ma, clamorosamente, al 65′ Mackie, su cross di Armand Traorè, insacca in rete il gol del 2-1 per il QPR.

    A Sunderland, tifosi e giocatori dello United quasi non ci possono credere. I loro rivali cittadini gli stanno praticamente consegnando il titolo tra le mani.

    Il City si lancia all’assalto della porta del QPR. Adesso servono due gol per conquistare i tre punti e non buttare tutto all’aria, ma gli uomini di Mancini proprio non riescono a trovare la via della porta. Anche lo Stoke City prova a dare una mano al City, visto che al 77′ i Potters pareggiano i conti con il Bolton, e rimettono virtualmente in salvo il QPR.

    Mancini butta dentro tutti gli attaccanti a sua disposizione, ci prova mettendo in campo prima Dzeko e poi Balotelli. Il Manchester City colleziona corner e occasioni, ma la palla non entra, facendo crescere la sensazione di angoscia e disperazione sugli spalti.

    Al 90′ il portiere salva sul colpo di testa di Balotelli, al 91′ Edin Dzeko stacca di testa sull’ennesimo corner e fa 2-2. Erano stati assegnati 5 minuti di recupero, quindi, al momento del gol del bosniaco ci sono 3 minuti e 40 secondi per provare a completare l’impresa.

    Nel frattempo le partite sugli altri due campi sono finite: il pareggio tra Stoke e Bolton ha ufficialmente salvato il QPR, lo United ha vinto con il Sunderland e aspetta il risultato dell’Etihad, sperando e pregando.

    Il minuto della Storia, con la S maiuscola, arriva al novantatre e venti. Un minuto che all’Etihad non dimenticheranno mai. Sergio Aguero serve Balotelli al limite dell’area, Mario è spalle alla porta, e scivola a terra. Da terra, però, in qualche modo, caparbiamente, riesce a dare la palla all’argentino, che nel frattempo si è inserito in area. E quando gli arriva il pallone tra i piedi, il Kun lascia andare un siluro in cui ci sono rabbia, paura, voglia di chiudere quell’incubo. Il tiro dell’argentino spacca la porta, e fa esplodere l’Etihad.

    3-2, City campione, tragedia evitata. Ancora oggi, è difficile pensare a un finale di campionato più romanzesco di quello. E ancora oggi, si può sentire nell’aria l’urlo del commentatore inglese Martin Tyler al momento dell’impatto con il pallone: “AGUEROOOOOOOOOOOOOOOOOOO! I swear you’ll never see anything like this ever again!”

    Sì, aveva ragione. Probabilmente non vedremo mai più una cosa del genere.