Hervé Renard: l’Africa nel cuore

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Quando si parla di calcio africano, ed in particolare di allenatori che lo hanno fatto grande, non si può non scomodare il nome di Hervé Renard, lo “Stregone bianco” capace di vincere due Coppe d’Africa con due squadre differenti.

Le imprese che lo hanno consacrato per sempre nel continente africano sono arrivate nel 2012, alla guida dello Zambia, e nel 2005, da allenatore della Costa d’Avorio.

Ma come è arrivato in Africa Hervé Renard, modesto calciatore nato e cresciuto in Francia che si è affacciato al mondo della panchina nel 1999? Per spiegarlo bisogna tirare in ballo il caso, la sorte, intesa come quella forza che regola in maniera del tutto imprevedibile le vicende umane.

Renard, da allenatore, inizia a muovere i primi passi nel Draguignan, squadretta francese che era stata anche l’ultima della quale aveva indossato la maglia da calciatore. Dopo un paio d’anni viene chiamato dal connazionale Claude Le Roy, allenatore giramondo che in quel momento si trova in Cina, alla guida dello Shanghai Cosco. La possibilità di fare da vice a Le Roy lo alletta, anche perché non stiamo parlando di un signor nessuno.

Claude Le Roy tra la metà degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 è stato allenatore in Africa di Camerun e Senegal e ha raggiunto, con i Leoni Indomabili, la finale della Coppa d’Africa nel 1986, perdendola, e successivamente nel 1988, trionfando in Marocco. Dieci anni più tardi è stato anche il commissario tecnico del Camerun ai Mondiali di Francia, con in rosa il diciassettenne Samuel Eto’o, giocatore più giovane dell’intero torneo.

Renard segue Le Roy anche quando dopo l’avventura cinese viene chiamato in Inghilterra, alla guida del Cambridge Utd, esperienza che non si rivela particolarmente positiva. L’incontro con Le Roy ha il merito, oltre che di formarlo dal punto di vista tecnico-tattico, di far nascere dentro di lui la voglia di un’esperienza in Africa e l’occasione non tarda ad arrivare.

È il 2008 quando lo Zambia chiama Renard e gli propone il ruolo di capo allenatore; il francese non ci pensa un attimo ed accetta l’incarico. Due anni più tardi compie quella che può già essere considerata una prima mini-impresa, ovvero porta la squadra fino ai quarti di finale della Coppa d’Africa, cosa che non accadeva da ben 14 anni. Nessuno ovviamente poteva minimamente immaginare quello che sarebbe accaduto quattro anni più tardi, ma ci arriveremo.

Dopo la sconfitta ai quarti di finale Renard lascia momentaneamente lo Zambia, ma siccome non è uno che si accontenta facilmente sa benissimo che il suo lavoro con i Chipolopolo non è ancora concluso. Allena nel 2010 la nazionale angolana ma già ad Ottobre dell’anno seguente è nuovamente in sella allo Zambia.

Nel 2012 la Coppa d’Africa si svolge in Gabon e la squadra allenata da Renard domina il girone con Libia, Guinea Equatoriale e Senegal. Poi elimina anche Sudan e Ghana e per i Chipolopolo si spalancano le porte della finale.

Di fronte ci sono i super favoriti della Costa d’Avorio, che in attacco possono contare su un certo Didier Drogba, che seppur trentaquattrenne è ancora un signor attaccante in grado di fare la differenza in un contesto di calcio certamente meno competitivo di quello della Premier League.

Teatro della finale è Libreville, capitale del Gabon che per il popolo zambiano non sarà mai una città come un’altra. È proprio in quel luogo infatti, in uno spicchio di Oceano Atlantico, che il 27 Aprile del 1993 si era inabissato l’aereo con a bordo l’intera nazionale zambiana, ad esclusione di tre giocatori: il capitano Kalusha Bwalya, Charles Musonda e Bennett Mulwanda Simfukwe.

I giocatori sanno di non poter perdere quella partita, anche se di fronte hanno degli avversari nettamente più forti e certamente favoriti.

Didier Drogba, proprio il giocatore più rappresentativo sul terreno di gioco, sbaglia un calcio di rigore al minuto 70 ed il risultato non si sblocca dallo 0-0 iniziale.

La finale si decide alla lotteria dei calci di rigore e a sollevare il trofeo è proprio lo Zambia, per la prima volta nel corso della sua storia. Il destino, che aveva spazzato via una delle generazioni più forti del calcio zambiano, non poteva non restituire almeno un briciolo di quanto si era indebitamente impossessato.

È il momento per Hervé Renard di congedarsi nuovamente dall’Africa e riprovare l’avventura in Europa; forte dell’esperienza accumulata e della recente impresa approda al Sochaux, in Francia, desideroso di imporsi anche in patria. Eppure in Europa le cose vanno diversamente, la magia che si respira nel continente africano sembra svanire improvvisamente e senza nessuna ragione apparente.

La squadra a fine anno retrocede e l’allenatore capisce che al mondo ci sono alcuni posti, che potremmo definire luoghi del cuore, in cui tutto sembra svolgersi alla perfezione, in maniera naturale. Il suo posto del cuore è l’Africa, ed infatti fa le valigie e vi ritorna, questa volta per guidare gli Elefanti della Costa d’Avorio, la squadra a cui aveva inflitto un dispiacere enorme in occasione del successo con lo Zambia.

A fine Luglio 2014 viene ufficializzato l’incarico e a Febbraio 2015 è di nuovo campione d’Africa, questa volta con gli Elefanti, dopo aver superato il Ghana nuovamente ai calci di rigore. È un successo indubbiamente meno epico di quello con lo Zambia ma non per questo di minore importanza; con il successo nella finale svoltasi in Guinea Equatoriale, Hervé Renard diventa il primo allenatore ad essere riuscito nell’impresa di vincere due Coppe d’Africa con due squadre diverse, entrando di diretto nella leggenda del calcio africano.

Ritenta, per l’ultima volta, la carta europea alla guida del Lille ma come nelle precedenti esperienze non ha fortuna. Dopo un avvio di campionato negativo viene esonerato e, come tutte le altre volte, trova rifugio in Africa.

Ad accoglierlo è il Marocco, nel 2016, dove intraprende un processo di crescita che porta la squadra a disputare i Mondiali di Russia nel 2018, a distanza di 20 anni dall’ultima partecipazione. La squadra ha poca fortuna, il girone con Iran, Portogallo e Spagna non è dei più agevoli e, nonostante il pareggio per 2-2 contro la squadra più quotata, quella iberica, deve arrendersi in seguito alle sconfitte di misura, entrambe per 1-0, contro le altre due compagini.

La Coppa d’Africa alla guida del Marocco nel 2019 è deludente e nel Luglio dello stesso anno lascia l’incarico e si accasa in Arabia Saudita, per guidare la Nazionale.

La sua carriera è forse tra le più peculiari quando si parla di allenatori: leggendaria in Africa e decisamente mediocre in Europa. Spiegarne i motivi, ammesso che ce ne siano di logici, è decisamente complicato, ma forse è proprio l’irrazionalità della sua storia a renderla così dannatamente affascinante e unica.