Il “Sergente” Milinkovic-Savic è tornato a comandare

    Il “Sergente” Milinkovic-Savic è tornato a comandare

    Doveva essere la partita della conferma per la Lazio e così è stato. I ragazzi di Simone Inzaghi hanno battuto l’Inter di Antonio Conte in rimonta 2-1 allo stadio Olimpico (iniziale vantaggio interista di Ashley Young), staccando proprio i nerazzurri e portandosi ad una sola lunghezza dalla capolista Juventus. E nel posticipo a salire sugli scudi è stato soprattutto Sergej Milinkovic-Savic, nettamente il migliore in campo tra i ventidue in campo.

    Una prova sontuosa quella del venticinquenne biancoceleste, confermata anche dalle parole del suo allenatore, Simone Inzaghi, che interpellato a fine gara ha detto:

    «La partita di Milinkovic-Savic? L’hanno visto tutti quello che ha fatto. E’ un giocatore eccezionale, volenteroso, a cui chiedo tanta quantità oltre alle sue qualità. Ma ora risalta di più perché ha segnato un gol importante, ma anche quando non ha segnato ultimamente ha sfornato prestazioni super… ».

    Sì, sono sotto gli occhi di tutti le prestazioni super in questa stagione di Sergej, ma quella di domenica sera contro i nerazzurri, vista anche l’importanza del match, è stata perfetta.

    Il “Sergente” Milinkovic-Savic è tornato a comandare

    Alcuni numeri riportati da Lazio Page sono intangibili:

    – Sergej è quello che ha vinto più duelli aerei (ben 7);

    – È il giocatore che ha vinto più duelli totali (12);

    – È stato il giocatore che ha provato più volte il tiro (3 volte come Immobile).

    – Con 11.986 metri poi è il giocatore biancoceleste che ha corso di più.

    – Vanta pure la velocità media più alta, 8.1 km/h.

    Insomma una grande partita sia in fase difensiva che in quella offensiva. Il centrocampista serbo è tornato a dominare il campo in lungo e in largo come due anni fa, confermandosi ancora una volta decisivo negli scontri diretti di quest’anno, dopo la rete bellissima e importantissima rifilato alla Juve nel mese di dicembre.

    La traversa colpita nel primo tempo con un bolide impressionante poi, dicono sia ancora lì a tremare…

    E pensare che a quindici anni giocava a basket (come sua madre Milijana, ex nazionale serba di pallacanestro)…

    Classe 1995, nato a Lleida in Spagna, il giovane Sergej si appassiona da subito allo sport della mamma, la pallacanestro: la sua carriera sportiva sembrava quindi potesse prendere una piega “cestistica”, visto anche il suo fisico imponente già da ragazzino.

    Ma Sergej Milinkovic-Savic alla fine sceglierà lo sport che lo diverte di più, il calcio, come il padre Nikola, ex giocatore professionista. 

    E per fortuna.

    Quel padre che dal Genk voleva andasse alla Fiorentina. Se ne parlò molto in quei giorni, ma Milinkovic-Savic, come ricorda il direttore sportivo laziale Igli Tare in un’intervista riportata dal Corriere dello sport, si comportò da uomo di parola.

    La sera prima che andasse a parlare con la Fiorentina ci sentimmo, dicendomi che doveva andare lì per rispetto di suo padre e dei dirigenti della Fiorentina, ma che la sua scelta l’aveva già fatta e che sarebbe venuto alla Lazio. Mi diede la parola che una volta in sede, alla Fiorentina avrebbe detto che aveva scelto alla Lazio. Per questo gli sarò grato, perché io guardo molto queste cose e ci sono pochi giocatori che fanno una cosa del genere e mantengono la parola data”.


    E la scelta col senno di poi è stata azzeccata. Perché adesso è uno dei “fantastici tre” dell’incredibile centrocampo biancoceleste, riconosciuto come il più forte e completo d’Italia.

    Sì perché c’è l’equilibratore, Lucas Leiva, a far da schermo davanti alla difesa; poi c’è il mago elegante, Luis Alberto, re dell’assist e del palleggio; e poi c’è lui, il “tuttocampista”, quello forse più completo dei tre, un colosso di 192 cm di altezza abbinati a 80 kg di muscoli, impeto e furore agonistico, tecnica e tempi d’inserimento, qualità che ultimamente si sono rivisti tutti come due stagioni fa: è ovunque, un centrocampista totale, una forza della natura. 

    E soprattutto a spiccare, come già detto, oltre che alle sue ottime doti tecniche, è il suo dominare fisicamente il campo, grazie alla sua statura e alla sua fantastica elevazione: impressiona il fatto che la maggior parte delle volte in cui va a contendere una palla alta a un avversario, anche della sua stessa altezza, ne esca praticamente quasi sempre vincitore. 

    Cosa manca allora per diventare un top player di caratura internazionale?

    Qualche vittoria importante di squadra certo (che non dipendono solo da lui ovviamente) che gli darebbero maggiore consapevolezza e la giusta mentalità.

    Poi forse la continuità di rendimento, suo tallone d’Achille, che lo ha frenato nella scorsa stagione non troppo esaltante a livello personale (nonostante a fine stagione sia stato comunque sorprendentemente premiato dalla Lega come “Miglior centrocampista” della serie A 2018/19, forse per mancanza di alternative aggiungo io).

    La sensazione è che però la consacrazione tanto attesa sia finalmente arrivata, in concomitanza con la crescita esponenziale di una squadra che, ormai oliata nei meccanismi e con un Ciro Immobile devastante sotto porta, è pronta definitivamente a lottare per lo scudetto.

    D’altronde con un gruppo così affiatato e maturo, e con un Sergej Milinkovic-Savic così, nessun traguardo è precluso.

    I top club europei sono tornati a bussare alla porta degli uffici dei vertici laziali e il prezzo del suo cartellino è nuovamente lievitato.

    Simone Inzaghi, Tare e Lotito gongolano e per il momento se lo tengono stretto: anche perché il “Sergente” serbo non sembra volersi più fermare…