Le prime donne della Maratona di Boston

    La forza di Kathrine Switzer e Bobbi Gibb

    Contro ogni regolamento sportivo, Roberta (Bobbi) Gibb e Kathrine Switzer riuscirono a correre la maratona di Boston in tempi in cui questa era prerogativa degli uomini. Fino al 1972 il regolamento vietava infatti la partecipazione alle donne in quanto considerate troppo deboli e fragili.

    Ma le due donne statunitensi superarono la prova con un grande atto di resistenza, non solo fisica ma anche morale.

    La prima a correre fu Bobbi Gibb nel 1966, partecipazione non ufficiale in quanto la domanda di iscrizione venne respinta. Tuttavia Bobbi si presentò alla partenza vestita da uomo e portò a termine la sua corsa. Solo 30 anni dopo venne riconosciuta come vincitrice femminile pre-sanzionata dalla Boston Athletic Association.

    Andò diversamente per Kathrine Switzer che nel 1967 riuscì ad iscriversi alla gara omettendo la sua identità di genere.

    K.V. Switzer”, pettorale numero 261, non gareggiò soltanto contro gli uomini ma anche contro gli organizzatori.

    Durante la maratona, infatti, l’ufficiale di corsa Jock Semple tentò di fermare Switzer strappandole il numero del pettorale e strattonandola. Il tentativo fallì grazie all’intervento del compagno che gareggiava al suo fianco e Switzer raggiunse il traguardo in quattro ore e venti minuti, quasi un’ora dopo l’arrivo di Bobbi Gibb, concorrente ancora una volta ufficiosa e riconosciuta retroattivamente vincitrice.

    Cinquant’anni dopo, Kathrine Switzer ha corso la maratona di Boston 2017 con il numero 261. Questo numero, divenuto simbolo di rivalsa per le donne che praticano sport, non è più disponibile poichè ritirato in suo onore.

    Kathy e Bobbi, atlete determinate e coraggiose, hanno scritto una pagina di storia dimostrando a se stesse e al mondo intero come la costanza e la preparazione atletica siano le uniche due discriminanti ammissibili nello sport.